La gestione del rischio connesso allo svolgimento della professione di consulente fiscale continua a essere una materia fluida, di volta in volta oggetto di esame da parte della giurisprudenza di legittimità, che attua interventi chiarificatori; tale professione, inoltre, è costretta a confrontarsi con l’aspettativa della collettività, che pretende che il consulente si esima da condotte d’istigazione, concorso o favoreggiamento dell’illecito penal-tributario del contribuente da lui assistito. Il presente aggiornamento riporta un approfondito excursus sui recenti arresti giurisprudenziali di legittimità in materia, soffermandosi, in particolare, sulla disamina della sentenza della Corte di Cassazione n. 28158 del 27 giugno 2019 – con la quale è stato stabilito che il professionista risponde a titolo di dolo eventuale qualora sia a conoscenza delle gravi anomalie contabili del cliente -, della sentenza della Corte di Cassazione n. 36461 del 27 agosto 2019 – nella quale si precisa che la prova del concorso del professionista nei reati tributari deve risultare dal contributo consapevole e ispiratore della frode del consulente stesso -, nonchè della sentenza della Suprema Corte n. 3612 del 19 agosto 2019 – ove si chiarisce che l’aggravante ex art. 13-bis del D.lgs. n.74/2000 si applica anche al professionista che non agisce soltanto come consulente ma che sia direttamente interessato a evadere l’imposta -.
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